PAS e manipolazione dei minore: reale o
strumentale ?
Nei procedimenti conflittuali di separazione e divorzio concernenti i minori si ricorre sempre più spesso a pericolose diagnosi di PAS (“ Parental Alienation Syndrome”) ovvero “Sindrome da alienazione genitoriale”, disturbo comportamentale che si attiverebbe sui minori i quali, subendo una sorta di “lavaggio del cervello” da parte del genitore “alienante” nei confronti dell’altro, sarebbero indotti a perdere il contatto con la realtà e a disprezzare il genitore oggetto di accusa (genitore alienato).
Tale disturbo, che è stato dichiarato per il momento privo di valenza scientifica (Ministero della salute - 2012) continua a trovare applicazione nei Tribunali e spesso i giudici decidono per l’affidamento esclusivo (al genitore alienante) solamente sulla base di una CTU che si conclude con riscontro positivo dell’esistenza di tale sindrome, ma senza aver verificato la veridicità dei fatti, senza aver ascoltato il minore, e assumendo così una decisione superficiale che, peraltro, viola prepotentemente il diritto alla bigenitorialità.
La Cassazione è intervenuta più volte sul punto (segna una svolta decisiva la sentenza del 20.03.2013 n. 7041) e pur non negando l’ applicazione della PAS in ambito giuridico ha concluso che: “non può ritenersi che possano adottarsi soluzioni prive di conforto scientifico, come tali potenzialmente produttive di danni ancor più gravi di quelli che le teorie ad esse sottese pretendono di scongiurare, non prudentemente e rigorosamente verificate”.
Pertanto, ai fini dell’affidamento o collocamento della prole, la PAS non può essere il solo ed unico elemento sulla cui base prendere decisioni incisive nelle vita dei minori, ma spetta ai giudici di merito verificare in concreto l’esistenza dei comportamenti denunciati, utilizzando i comuni mezzi di prova e motivandoli adeguatamente, dando importanza predominante all’audizione del minore per comprendere dalle sue parole se ciò che dichiara è frutto della sua effettiva volontà, bisogno, desiderio o, al contrario, conseguenza di un pregiudizievole fenomeno di alienazione genitoriale.
La ragione di questa posizione risiede nel fatto che, se male applicata, la sindrome da alienazione genitoriale potrebbe essere usata in maniera strumentale dai reali autori di violenze domestiche con il rischio di aumentare i maltrattamenti e innalzare i livelli di conflittualità tra i coniugi.